LA CITTA' DEL SOLE: IL CANTO DELLA SOLIDARIETA'.

Chi viene per la prima volta in Rwanda non può non stupirsi di come un paese nel cuore dell'Africa possa avere una così rigogliosa vegetazione e lo stupore cresce davanti all'immense distese d'acqua che formono i vari laghi. Il clima temperato e la scarsa umidità lasciano pensare a una eterna primavera. I suoi confini toccano: Uganda al nord; Burundi al sud; Repubblica democratica del Congo all'Ovest e la Tanzania all'Est. La particolare linea che ne tracce i confini fa venire in mente un cuore umano. La "terra delle mille colline" è un altro appellativo del paese. E' curioso notare che il Rwanda, se visto attentamente, ha la semplicità di un bambino, tutto è sotto i nostri occhi: la vegetazione formata quasi esclusivamente da pini, eucariptus, banane,... e proprio dalle banane se ne ricava il massimo nutrimento, il mais offerto appena cotto ai latti delle strade, patate, fagioli, ecc.Il sottosuolo non nasconde tesori, ne oro ne diamanti ma rame e tungsteno. La superfice la si coltiva anche di thé, tabacco e café.

La capitale Kigali è al centro del paese e come una calamita cattura tutto a sé. La prima cosa che si nota camminando per la capitale è la straordinaria bellezza delle donne, con le loro capiliature e vestiti tradizionali sembrano tutte delle principesse in netto contrasto con le periferie e la loro povertà. E' un paese tropicale e il sole tramonta ogni giorno per tutto l'anno alle ore 18:00'. Nei villaggi non c'è elettricità e si potrebbe pensare che vanno tutti a letto ma è a quel punto che ha inizio la seconda parte della giornata. Percorrendo le strade, ci si accorge di quanta gente cammina al buio ognuno continuando le proprie attività. Nei villaggi le strade sono scavate nella terra rossa senza asfalto e ogni passaggio di sporadiche automobili tracciano il confine tra progresso e  povertà con la polvere sollevata che ti entra ovunque.

La gente è cordiale, tutti si salutano. E allora che cosa sono quei cumuli di terra che un bambino vedrebbe come una collina? Memoriali. Di che cosa? Della follia umana. Della spinta all'oddio. Di ingerenze esterne.

Chi non manca nel parlare è un uomo perfetto ma perfetti non siamo e nel parlare c'è qualcosa che non possiamo dommare: la lingua. Un così piccolo membro che si vanta di grandi cose a volte piene di mortale veleno. E' con tale strumento che si è andati a formare uno dei più grandi oddi razziali della storia nella stessa terra dove la Vergine Maria era apparsa per la prima volta in terra d'Africa. E nemmeno l'ammonimento in un'apparizione della "Madre del Verbo" a Kibeho alle tre vegenti potè evitare che quel fiume di sangue avesse luogo. Infatti, un'etnia tutsi sorpesa e massacrata  quando nella Pasqua di Cristo nell'Aprile del 1994, nell'indifferenza del mondo, i Hutu uccidono un millione di persone nel giro di tre mesi.

E adesso? La gente di nuovo cordiale e tutti si salutano senza vincitori ne vinti, ma solo sconcerto e tanta voglia di ricominciare in una terra dove il sangue versato non ha spento la fede né la speranza in un futuro migliore. E come tutti i futuri del mondo, bisogna cercarlo negli occhi dei bambini. Quei bambini in Africa che a decine, se ti incontrano, ti vengono ad abbracciare. Ed è in questi abbracci che speranza e carità si uniscono per dare senso pieno ai progetti degli uomini, alimentando la fede nell'Altissimo per dar loro la possibilità di crescere, studiare e nutrirsi come gli altri bambini più fortunati nel mondo.

M. GRAZIA